“I Gialli Maremmani” sono ambientati nella Maremma toscana in un paese, sospeso fra il reale e l’immaginario: Montigliano, nel comune di Arcidosso ai piedi dell’Amiata. I protagonisti sono due giovani: Dagoberto de Carolis e Guendalina Corelli, che compaiono anche in altri racconti il cui capostipite è “L’Orologiaio Russo”. Accanto a loro agisce un loro amico, il commissario di polizia Amulio Pesce, normalmente di stanza a Roma con un rapporto, talvolta tempestoso, con la zia di Guendalina, Clarissa.
In questo racconto, durante un ricevimento presso una professoressa di restauro di opere d’arte, specializzata in quadri del XIV e XV secolo, giunge notizia della morte accidentale del fratello dell’amante della professoressa, un uomo dal fiuto eccezionale, un osmologo. Dagoberto dimostra trattarsi di assassinio. I sospetti cadono su vari personaggi che gravitano attorno alla professoressa: uno studente pasionario della purezza dell’arte, un americano, attorniato dai suoi gorilla ex CIA, interessato alla pittura del ‘400, un avvocato in crisi professionale, un energumeno, pazzo di gelosia per la moglie ritenuta la donna più sexy dell’intera Maremma, un imprenditore fabbricante di vernici. Un’eccentrica storia d’amore s’interseca con le indagini. Il commissario Pesce brancola nel buio. Si riscatta col suo intervento in extremis in una situazione assai pericolosa.
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Durante un ricevimento nella villa di una professoressa tedesca, specialista in restauri di quadri del gotico senese, viene comunicata la morte del fratello di una sua ex amante. Egli, mentre puliva il fucile da caccia si è sparato un colpo in faccia. Una disgrazia. Ma una persona è certa sia omicidio.
Si tratta di Dagoberto de Carolis che assieme alla sua ragazza, Guendalina Corelli, la fanno ancora da protagonisti in questo terzo racconto della quadrilogia, “i gialli maremmani”. Si mettono ad indagare, ostacolati dal loro amico commissario di polizia Amulio Pesce, normalmente di stanza a Roma, ma occasionalmente in trasferta a Grosseto con misteriosi incarichi speciali che si riveleranno proprio nel corso di questo racconto. Egli è ansioso di archiviare il caso perché impegnato su tutt’altro fronte, o almeno così crede.
La vittima è un personaggio che possedeva un raro dono naturale: “un nasaccio da cane”, come lo definisce in un rigurgito d’odio un suo vicino di casa. Presumibilmente a causa di questa sua capacità ricattava alcuni personaggi. Le motivazioni addotte da costoro, pressati dalla coppia di giovani aspiranti investigatori, hanno tutte a che vedere con le scommesse sulle corse dei cavalli. Ma qualcosa non quadra.
Le indagini di Dagoberto e Guendalina cominciano ad intrecciarsi con quelle condotte dal commissario Pesce e del suo consulente esterno, un investigatore privato di indubbie capacità ed esperienza. La gara non dichiarata fra gli investigatori improvvisati e quelli ufficiali si fa sempre più maliziosa. Dagoberto incontra uno strano personaggio che lo istruisce su quelli che chiama le “emanazioni olenti”, ovvero: “i ricordi dell’aria”. Questo incontro apre nella sua mente nuovi interessanti scenari, preclusi alla polizia.
L’intreccio con le indagini segrete del commissario diventa sempre più consistente e coinvolge un ricco americano che ha acquistato un castello nella zona, il fratellastro del conte di Montigliano, il paese che ha adottato i due giovani investigatori, un manager di un’importante ditta produttrice di vernici e, non ultima, la stessa professoressa tedesca con le sue vicende amorose.
Un giovane testimone, un pasionario dell’ambiente e della purezza dell’arte subisce un attentato che rischia di diventare mortale, se non fosse per l’intuito di Dagoberto e dei suoi fulminei interventi che porteranno contestualmente alla completa soluzione del caso.