A 59 anni! Il fatto era che mi ero stufato di James Bond, il celebre agente 007, così anglosassone! Sarà stato per campanilismo, ma io dico presunzione. Se mi metto a fare lo scrittore?
Ve lo faccio vedere io uno 007 italiano! Così mi sono messo a scrivere “Amun”, ovvero “L’Usurpazione della Mente”. L’idea di una vera e propria tecnologia per una manipolazione totale del cervello umano non era male. Qualcuno prima o poi la scoprirà e gli verrà l’idea di assoggettare il mondo, mi dicevo. Sarà poi compito del mio 007 neutralizzare il criminale.
D’accordo, ma ci voleva un’invenzione almeno non impossibile.
Erano i tempi dello “Spectrum”, il minicomputer della Sinclair, con 32 kilobyte di RAM, 16 di scheda video ed un microchip, che funzionava a 2 miseri megahertz! Soprattutto ci si poteva cimentare col linguaggio macchina, in grado di agire direttamente sul cervello del computer saltando la barriera dell’interfaccia. Ci doveva essere un simile linguaggio per la mente umana!
Al Liceo avevo imparato che i neuroni comunicano attraverso impulsi elettrici particolari, detti di depolarizzazione. Da poco era comparso il codice a barre.
Metti insieme le due cose ed agita ben bene. Risultato: e se uno riuscisse a scoprire il “codice a barre” del sistema nervoso centrale umano? Un cattivissimo, come dicevo, potrebbe soggiogare l’intera umanità.
A questo punto un vero scrittore, mi dicevo, deve creare i personaggi chiave, i cattivi e gli eroi, dar loro un nome, un volto, un carattere. Ma non può bastare. Bisogna creare anche personaggi di contorno, il dove e come si muovono. E come fluiscono gli eventi? Il tempo! Il ritmo! Mi è apparso chiaro che lo scrittore è un creatore di mondi. O.K., ma quanto immaginari? Quanto realistici?
È stato quando ho cominciato ad apprezzare appieno Jan Fleming e tutti gli scrittori di successo… e mi sono tremati i polsi. La cocciutaggine. Senza quella non sarei andato avanti. Confessione: la cocciutaggine, ma anche dei bicchierini di grappa in combutta con non pochi sigari toscani. Quali di questi tre reattivi sia stato lo scrittore di “Amun”, non è che non lo so, non me lo ricordo.
Però nell’accompagnare Max del Vecchio, la mente, Raf d’Ango, il braccio, agenti dei Servizi Segreti Europei alla ricerca di Amenofi il perfido genio fuggito da un gulag sovietico, mi sono girato il mondo, da Roma all’Avana, a Hornsdale, Arizona, a Huston, Texas, a Glen Canyon, Utah, a Sidney, ai Monti Olgas, nel deserto australiano, poi, prima di rientrare nella città eterna, un bel tuffo in una furiosa tormenta nella Siberia Nord Orientale. All’Avana i nostri eroi incontrano anche la donna di Amnef, la bellissima e malefica Patricia che tende una trappola mortale al mio 007.
Ah! Ci ho messo anche un’eroina, una bionda olandese, il capitano Van Dhalen, che fa girare la testa a Max del Vecchio e gli dà anche del filo da torcere.
È stato solo l’inizio. Poi, abbandonato il duo “grappa – sigaro toscano”, armato della sola cocciutaggine ho scritto altri 15 romanzi.
À la prochaine!