Come far funzionare perfettamente la moka
La moka, la caffettiera italiana, ideata da Bialetti e De Ponti 85 anni fa, è un apperecchio geniale, per la sua semplice concezione, per la sua efficienza, la sua durata ed affidabilità. Necessita solo di una fonte di calore per funzionare. Non ha organi mobili e, salvo per la sua guarnizione tradizionale in gomma, non necessita di manutenzione.
Su Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Moka, da cui è tratta anche la foto, oltre a tutte le notizie che la riguardano vi è anche uno schema in movimento che illustra alla perfezione il principio del suo funzionamento.
Il principio, ma talvolta si manifesta un piccolo difetto di progettazione.
Nella camera A c’è ovviamente l’acqua.
Nel bicchiere B ci si mette il caffè in polvere.
Nel serbatorio di raccolta ci va a finire il caffè.
Col calore l’acqua evapora e crea una pressione nella camera A. A circa 90 °C la pressione è sufficiente a spingere l’acqua calda su per l’imbuto del bicchiere e per forzare il suo passaggio attraverso il caffè in povere e poi ancor su su fino a traboccare dalla cima del condotto al centro del serbatoio di raccolta.
Tutti sanno che attaccata alla parte inferiore del serbatorio c’è una guarnizione rotonda, ma piana, cioè un anello piatto di gomma che dovrebbe impedire al vapore che si trova nella parte alta della camera A, di trafilare fin dentro al bicchieretto e quindi sfogare nel condotto che porta il caffè nel serbatoio. Tuttavia dopo un certo numero di caffè, la guarnizione perde parte della sua consistenza o si deforma eccessivamente e permette al vapore di mescolarsi al caffè. Avviene così che a partire da una temperatura anche diversi gradi sotto i 90, caffè e vapore escano gorgogliando ed il caffè stenti ad uscire tutto cosicché si giunge fino all’ebollizione dell’acqua nella camera A e si viene a produrre un caffè più o meno bruciato, cioè dal gusto di bruciaticcio. La temperatura troppo alta tende a far degradare ulteriormente la guarnizione e la performance della caffettiera diminuiscono e così le cose continuano a peggiorare.
Ma c’è un rimedio semplicissimo. Nella figura seguente, ottenuta apportando delle modifiche a quella precedente si vede che inserendo un O-ring attorno al bicchiere B, proprio sotto il piccolo bordo che poggia sulla camera A, si viene ad ostruire completamente il passaggio del vapore dalla camera A al bicchiere.
Nella figura a lato, in giallo è rappresentata la guarnizione normale piatta, che viene comunque utilizzata così com’è. In rosso è rappresentata la guarnizione supplementare, un O-Ring in neoprene che resiste ad oltre 150 °C, e che impedisce completamente la dispersione del vapore dentro il bicchiere e dunque il suo mescolarsi al caffè montante.
In tal modo il caffè esce regolarmente alla temperatura sotto i 100°C, mantenendo gli aromi suoi propri.
Con un po’ di accortezza, si può evitare facilmente che l’acqua bolla, in quanto appena finito il flusso di caffè si può spegnere la fiamma. Questa operazione è effettuata automaticamente nelle caffettiere Moka a riscaldamento elettrico, munite di termostato.
Nelle figure successive sono mostrati il bicchiere e l’O-ring, il bicchiere con l’O ring montato, il bicchiere con l’O ring in fase di applicazione.
Ed infine, qui a lato, il bicchiere con l’O-ring applicato alla camera A, detta anche caldaietta.
Gli O-ring si possono reperire presso ferramenta piuttosto grandi o specializzati per l’idraulica, presso grandi distributori tipo Le Roy Merlin, Brico, Bricoman ecc. Il loro costo è in genere irrisorio.
Di un O-ring bisogna precisare il diametro interno e lo spessore o diametro del cosidetto filo. Lo spessore consigliato è di 1,5 mm, fino a 2 mm. Il diametro interno deve essere di 2 – 3 mm inferiore a quello del bicchiere di alluminio, misurato sotto il bordo. In genere questo, per le macchinette da 1, è 45 – 46 mm, per quelle da 2, 48 – 50 mm, per quelle da 3, 54 – 58 mm.