“I Gialli Maremmani” sono ambientati nella Maremma toscana in un paese, sospeso fra il reale e l’immaginario: Montigliano, nel comune di Arcidosso ai piedi dell’Amiata. I protagonisti sono due giovani: Dagoberto de Carolis e Guendalina Corelli, che compaiono anche in altri racconti il cui capostipite è “L’Orologiaio Russo”. Accanto a loro agisce un loro amico, il commissario di polizia Amulio Pesce, normalmente di stanza a Roma con un rapporto, talvolta tempestoso, con la zia di Guendalina, Clarissa.
Ne “I Ricordi della Terra”, Dagoberto e Guendalina vengono implicati nella misteriosa sparizione di un sacerdote di cui si dice un gran bene e di cui alcune male lingue amano bisbigliare non essere uno stinco di santo. La sua auto abbandonata viene trovata a 40 km dal cadavere. Un ragazzino, appassionato di archeologia, senza saperlo plasma tutta la vicenda. Nel racconto è coinvolta una bambina di 8 anni, Tiziana, per aver visto il prete, prima della sua scomparsa, parlare con un personaggio sospetto. Tiziana scompare. Le miniere di Mercurio di Abbadia San Salvatore, ed altre miniere abbandonate nell’area dell’Amiata, sono teatro di questo racconto, per i ricordi della terra che trattengono, alcuni storici, altri più recenti e sospetti. Dagoberto viene ricattato da una strana donna ed in quell’occasione il commissario Pesce fallisce clamorosamente un’operazione. L’acume ed il coraggio dei due giovani investigatori vengono messi a dura prova.
Un ragazzino appassionato di archeologia, in gita scolastica, scopre per caso un insolito “ricordo della terra”: la punta di una lancia di epoca romana, interrata sulla cima di una collina detta del Talamonaccio, in vista del porto di Talamone, laddove nel 225 a. C. vi fu una sanguinosa battaglia fra due eserciti romani ed un’orda di Galli sulla via del ritorno alle loro terre.
Un sacerdote pio ed amante della vita scompare. La sua auto è rinvenuta in un burrone vicino a Montigliano. Il suo cadavere è scoperto giorni dopo dallo stesso archeologo in erba, sepolto nelle vicinanze delle antiche miniere di mercurio di Abbadia San Salvatore, ad oltre 40 km dalla sua auto. La difficoltà di immaginare un movente per quell’assassinio assilla gli investigatori. Una bambina di 8 anni , Tiziana, che dice di aver visto il sacerdote in compagnia di un tizio, viene rapita. Un giovanotto dalla fama di essere piuttosto lunatico e ostile alla vittima, attira su di sé i sospetti della polizia.
Dagoberto de Carolis e la sua ragazza, Guendalina Corelli, nel seguire il loro impulso indagatore agitano le acque al punto da fare infuriare uomini importanti ed influenti che inducono il comandante dei carabinieri di Abbadia San Salvatore a punirli. Ma la coppia, per nulla scoraggiata, scopre man mano fatti e legami compromettenti per quei personaggi. Emergono antiche storie di violenze e vendette connesse all’attività ed alla chiusura delle miniere. I due giovani ricorrono all’aiuto di un soggetto per molti aspetti affascinante, studioso dell’equilibrio fra l’animo umano e l’ambiente che lo ospita, o, come egli dice, con “i ricordi della terra” che calpestiamo.
Nel corso delle indagini, Dagoberto scopre davvero che “la terra ricorda” anche le cose che gli esseri umani vorrebbero fossero dimenticate per sempre. La punta della lancia romana dissotterrata ricompare più volte nel racconto e soprattutto nella fase finale, nel momento in cui viene smascherato l’assassino del sacerdote ed inizia la caccia al sequestratore della piccola Tiziana.